Fondo Lalla Romano
Il fondo Lalla (Graziella) Romano (Demonte 11 novembre 1906 – 26 giugno 2001) contempla i manoscritti, i carteggi, i libri, i dipinti, i disegni e i materiali fotografici dell’autrice, nonché gli arredi da lei stessa ideati nel 1932, in vista delle nozze con il banchiere Innocenzo Monti.
Il corposo archivio letterario, fotografico ed epistolare è stato donato alla Repubblica italiana, e dunque alla totalità della sua cittadinanza, dall’erede della scrittrice, il giornalista e saggista Antonio Ria, vicepresidente dell’Associazione Amici di Lalla Romano. Nativa del cuneese, la Romano si era stabilita a Milano nel 1947, al seguito del marito banchiere, e qui aveva trovato un mileau brulicante di stimoli, quantomai congeniale alla sua personalità d’artista poliedrica.
D’altro canto, nell’immediato dopoguerra poche altre città italiane potevano vantare presenze altrettanto eccellenti: Alberto Mondadori, Elio Vittorini, Vittorio Sereni, Carlo Bo, Eugenio Montale; pochi anni più tardi, sarebbe arrivata la volta di Paolo Volponi, Dante Isella, Cesare Segre, Vincenzo Consolo, Giuseppe Pontiggia e Fernanda Pivano. Dal 1951, dopo aver cambiato più volte i suoi recapiti, poté domiciliarsi stabilmente in via Brera 17, a pochi metri di distanza dal palazzo Brera e della sua Biblioteca, che le ha intitolato una delle sue sale.
Sala Lalla Romano, Biblioteca Braidense
Aperta al pubblico dall’11 marzo 2014, la Sala Lalla Romano è stata progettata ed allestita pro bono publico dall’architetto Jacopo Gardella, con il generoso sostegno della Fondazione Cariplo.
Sin dapprincipio, è stata concepita come spazio privilegiato per lo studio della vasta e multiforme produzione dell’autrice, sempre distintasi per un eclettismo che le permetteva di destreggiarsi con agilità tra saggistica, fotografia, narrativa, poesia, pittura e musica. Insignita del Premio Strega nel 1969 per il romanzo Le parole tra noi leggere e poi decorata con la medaglia della Repubblica Italiana ai benemeriti della cultura e dell’arte nel 2001, Lalla Romano debuttò relativamente tardi nel mondo delle lettere.
La conversione “dalla pittura alla narrativa” – com’ebbe a definirla lei stessa – dovette aspettare sino al 1944, anno in cui Cesare Pavese, con il quale esisteva un sodalizio già dal tempo degli studi universitari torinesi, le aveva proposto una traduzione dei Trois contes di Gustave Flaubert per la casa editrice Einaudi, alla quale sarebbe rimasta legata da una lunga fedeltà.
La lettura di Un cuore semplice fu decisiva affinché la Romano vincesse le sue riserve sul romanzo e ne facesse il suo principale canale espressivo dopo la pittura, oggetto di uno studio lungo e appassionato presso la scuola del maestro torinese Felice Casorati, cui l’aveva indirizzata un altro maestro d’eccezione: Lionello Venturi. Prima d’allora, l’autrice aveva visitato il solo genere poetico, riscuotendo per i suoi versi gli apprezzamenti ed incoraggiamenti di Eugenio Montale.
Il donativo fatto alla Biblioteca Nazionale Braidense offre una sintesi più che esaustiva di una produzione difficilmente eguagliabile per varietà e ricchezza. L’archivio – cui danno corpo 127 raccoglitori – si compone di 70 agende manoscritte, 13 cartelle di pezzi autografi e dattiloscritti relativi a vari autori (anni 1920-2001) e circa 50.000 lettere scambiate con oltre 3.000 corrispondenti. Nel novero dei destinatari contiamo alcune tra le personalità più eminenti del panorama culturale novecentesco: e collaboratori editoriali come Cesare Pavese, Elio Vittorini, Eugenio Montale, Mario Soldati, Italo Calvino, Natalia Ginzburg e ancora studiosi della levatura di Gianfranco Contini e Carlo Dionisotti.
La vicenda biografica dell’autrice innerva gran parte dei documenti del fondo: i legami tra vita e scrittura, radi negli anni dell’infanzia e della prima giovinezza, si fanno più fitti a partire dagli anni’40, ovverosia dagli anni della Resistenza (che videro la Romano impegnata attivamente nei Gruppi di difesa della donna) e della già ricordata conversione “dalla pittura alla narrativa”.
Il fondo librario (immesso in SBN) consta di 11.600 esemplari, di cui molti impreziositi dalle dediche dei rispettivi autori e molti altri contrassegnati dalle note manoscritte della scrittrice. Nel corso della catalogazione si è provveduto a segnalare la presenza di qualunque intervento autografo. Gli esemplari postillati sono stati tenuti da conto anche in fase di collocazione, così da poter essere inseriti in un elenco a sé state. La biblioteca personale della Romano era comprensiva di molte editiones principes che la Braidense ha potuto acquisire attraverso il lascito.
Per quanto riguarda i materiali fotografici, una sezione a parte raduna gli scatti di Romano padre, di cui sono state catalogate e digitalizzate 300 lastre e 240 stampe; tra le restanti digitalizzazioni (oltre 500) ne contiamo alcune che, pur non possedendo un valore storico in senso stretto, risultano certamente utili al fine di raccontare “visivamente” una vicenda umana ed artistica di singolare intensità. Grazie all’impegno tenace di Antonio Ria, curatore negli ultimi anni di numerosi testi inediti, il fondo è stato sistematicamente aggiornato con i tutte le edizioni postume e i contributi critici usciti dal 2001 ad oggi.